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NonosolodivinoBlog
Quando abbiamo ricevuto, prima delle vacanze, l'invito di Pier Maria e Patricio Calderari, distributori per il Ticino di grandi vini della Borgogna, non avevamo dubbi che questa fosse una di quelle serate da ricordare a lungo. Con l'amico Savino Angioletti abbiamo raggiunto l'Ateneo del vino a Mendrisio giovedì 23 agosto sicuri dell'eccezionalità dell'evento. Accompagnando gli ottimi piatti proposti da Marco Rasetti abbiamo degustato due annate della rara selezione denominata Clos de Vougeot Vieilles Vignes di Châteaux de la Tour (2004 e 2002), il millesimo 2002 di Clos des Lambrays e il Pommard les Rugiens 2000 di François Parent.
Pommard Les Rugiens 1er crus 2000
Donaine François Parent - Pommard
Les Rugiens sono situate nella parte sud del villaggio di Pommard, zona che confina con Volnay. I 13 ettari della denominazione sono rivolti verso sud, sud-est, ben protetti dai venti e sempre ben esposti ai raggi solari. Il colore rossastro del terreno, causato dalla presenza di ossido di ferro da un vino di buon colore che si apre balsamico, su un buon frutto rosso associato a spezie orientali e pepe bianco. La bocca è fresca e piacevole, la struttura è longilinea, mascolina e intensa; il finale è di buona lunghezza con ritorni fruttati e di cioccolata. Un Pommard vigoroso e di buona personalità che necessita ancora qualche tempo per esprimere un buon potenziale.
Château de la Tour appartiene alla famiglia Labet dalla sua nascita, fu infatti costruito per ospitare le raccolte delle vendemmie nel 1890 dagli antenati delle famiglie Labet e Déchelette. Si eleva nella parte nord ai bordi della strada che circonda Clos de Vougeot lontano qualche centinaia di metri dal maniero Cistercense oggi di proprietà dei Chevaliers du Tastevin. I 5.5 ettari posseduti fanno di François Labet il maggiore proprietario del Clos, l’unico a vinificare e a imbottigliare i vini all’interno delle mura di cinta. Il 15% di queste terre consistono in vigne centenarie lavorate con rendimenti naturali estremamente bassi (9 hl. per ettaro). Da questi vecchi ceppi Château de la Tour, considerato uno dei massimi esponenti di questa denominazione, elabora una cuvée denominata “Vieilles Vignes”, rare bottiglie considerate come un vino fuori classe. La versione classica invece consiste in un assemblaggio dei vini delle varie parcelle (età media 45 anni), vinificate separatamente. Anche in questo caso le basse rese, di gran lunga inferiore a quanto richiesto dalla legislazione della denominazione Grand Cru, generano un vino di grande eleganza e personalità.
Clos de Vougeot Vieilles Vignes 2004
Già a bicchiere fermo percepiamo un incredibile avvolgenza e una forte impronta aromatica, si offre con grande eleganza su ricordi di ciliegia, spezie orientali e cioccolata, sembra di essere in un mercato di profumi e spezie indiane. L'entrata in bocca è morbida a cui fa seguito un'esplosione di volume, la struttura è caratterizza da tannini vellutati, ancorché d'ammorbidire, mentre l'equilibrata freschezza conferisce al vino un'ottima capacità d'invecchiamento. Il finale è di eccellente qualità e di lunghissima persistenza aromatica con ritorni fruttati ed eleganti sfumature speziate e minerali. Un grande vino che, solo nel prossimo decennio ci offrirà tutte le sue grandi complessità.
Clos de Vougeot Vieilles Vignes 2002
All'inizio non è che abbia molta voglia di offrirsi, l'intensità aromatica è inferiore rispetto all'assaggio precedente, ma poi con l'ossigenazione sviluppa una grande sequenza di complessità; in successione cuoio, tabacco, frutta nera, cioccolata, frutta secca, ... Al gusto fa solo percepire le sue enormi potenzialità, formate da forza ed eleganza, i tannini sono maturi e levigati, sostenuti da un'impressionante freschezza che conferisce al lunghissimo finale grande personalità. Dopo quasi un'ora ritorniamo a soffermarci sul bicchiere, ai noi, oramai vuoto, ora si sprigionano sfumature di distillato di prugna, pepe, chiodi di garofano, incenso, note fumé, ... Un vino da dimenticare in cantina, un vero peccato averlo degustato così giovane, ma meglio ora che mai.
Di Clos des Lambrays si fa menzione per la prima volta nel 1365 quale proprietà dell’abate di Citeaux, nel 1861 si ritrovano delle descrizioni del Clos suddiviso in 74 proprietà. Nel 1868 uno di essi, Albert Rodier, riuscì a riunire tutte le parcelle per ricomporre il vigneto nella sua integrità. Oggi salvo alcune micro parcelle l’intera superficie è di proprietà dell’omonimo domaine di proprietà, dal 1996, della famiglia Freund. Contiguo a Clos de Tart raggiunge i 320 metri, quindi l’altezza maggiore dei Grands Crus di Morey-Saint Denis. Perfettamente rivolto ad est l’impianto prevede una densità media di 11'000 piedi per ettaro, il sotto strato consiste nella classica roccia calcarea, ma si distinguono tre zone diverse: la parte alta si trova su una vena marnosa in posizione ben ventilata; la parte mediana è posizionata sulle migliori pendenze e caratterizzata da un’eccellente insolazione; la parte bassa vanta terre più profonde composte d’argilla di alta qualità. Le caratteristiche della parte superiore danno vini di grande eleganza, quelle della parte inferiore originano vini di grande consistenza e struttura, mentre quelli della parte mediana sono la sintesi tra le due. Le vigne più giovani sono declassate sotto la denominazione Morey-Saint Denis Les Loups 1er cru.
Clos des Lambrays Grand Cru 2002
Di colore rubino profondo con una bellissima luminosità, all’olfatto si apre su delle note di fiori che ben presto lasciano posto a sentori di frutta ben matura (ciliegia e lampone), di cacao, eucalipto, violetta e a una fine mineralità. Un naso, aldilà di un vino che è ben lungi dall’aver raggiunto la sua piena maturità, che esprime grande finezza ed eleganza e che lascia intravedere grandi prospettive. L’attacco in bocca è deciso, ma subito si percepisce la morbidezza con tannini,ancorché giovani, di assoluta eleganza. Vino di notevole spessore dove ritornano note di frutta, di spezie e di cuoio. Questo grande vino, e lo sarà ancora di più tra qualche anno, è destinato a chi ama la finezza e l’eleganza alla massima espressione…
Mamma mia che serata! Qui si comprende perchè in Borgogna si è puntato sulla definizione del territorio. Quattro Pinot neri ma quattro vini diversi. Dopo queste emozioni non ci resta che ringraziare Pier Maria e Patricio per la loro gentilezza e la loro grande passione per i vini della Borgogna.